Questa è la storia di un post che doveva essere una ricetta, e basta… (vabbe’ ma quando mai?)
La storia di una foodblogger un po’ distratta (eufemismo 😉 ), e qualcuno direbbe va be’, Paoletta è bella così… qualcun’altro invece, oddio, chissà poi come diventerai 🙁
Opinioni. Punti di vista.
La storia di un’aspirante food styling, anche solo per un giorno.
La storia di una ricetta sulla CI, che non si filava nessuno (ma poi perché?) troppo semplice, o perché di un qualunque tal DOffizzi Walter? o perché in fondo erano i soliti spaghetti al pomodoro? che poi, invece, erano…
gli SPAGHETTI A PANZANELLA
Ingredienti per 4: 500 grammi di pomodori da insalata non troppo verdi, 350 di spaghetti, mollica di pecorino romano (la parte più morbida e non troppo secca) quantità a piacere, olio, 20 foglie di basilico e pepe appena macinato, sale.
Procedimento: acqua in ebollizione salata, tagliare i pomodori a tocchetti di circa 2 centimetri per lato, possibilmente togliere le semi, metterli in una padella antiaderente senza olio, mettere la pasta a cuocere, avviare la cottura dei pomodori con dolcezza, quando hanno fatto l’acqua salarli con parsimonia.
3′ minuti prima della cottura della pasta, scolarla e versarla nella padella, proseguire la cottura aggiungendo, se asciuga troppo,l’acqua della pasta.
A cottura ultimata, togliere dal fuoco e versate le foglie di basilico spezzettate, l’olio (circa mezzo bicchiere), una generosa manciata di pecorino e una di pepe.
Amore a prima vista, feeling immediato.
Immediatamente mi sono procurata i pomodori, datterini però. E mia figlia (la food styiling per un giorno 😉 ) che mi chiede, mamma, posso impiattare io?
E ci siamo divertite a preparare il piatto, a decorarlo… ehmm, anche con le dita:)
E poi abbiamo mangiato il miglior piatto di spaghetti al pomodoro come non ne mangiavamo da almeno un anno, ehehe 😉
E’ successo, poi, che io scrivessi a Ornella, più conosciuta come una signora ammodo, e che le raccontassi del piatto, di quanto mi fosse piaciuto e delle foto che, quando c’è lei… mi vengono particolarmente bene? o ogni scarrafone è bello ‘a mamma soia? … e che le raccontassi di quanto quel piatto mi avesse attratto fin dal primo momento.
E la Signora, molto ammodo, mi fa…
– Paolè, ma ho visto che gli spaghetti col pomodoro li avevi già fatti in modo molto simile a quella ricetta di CI, con l’olio freddo, ce li hai nella labels!
– Forse ti conviene evidenziare le differenze, non so… non l’ho letta bene! 😉
E sono andata a rileggerla. Senza parole, qualche attimo davanti allo schermo a pensare, tornare indietro, poi a controllare, essì, è LEI se non è pappa è pancotto, giusto per rimanere in tema, sono gli spaghetti al pomodoro dello Chef Fabrizio Fatucci 🙁 Poi sono scoppiata a ridere, è un feeling bendato nato due volte?
– ehmm, e sì Ornella l’hai letta bene!
e ti dirò di più, ad un certo punto, durante la preparazione, ho esordito tra me e me con un “mo metto l’olio in freezer che fa l’emulsione, l’ho letto da qualche parte ma non ricordo dove” !
Sono stata qualche giorno in dubbio: pubblicare o non pubblicare?
E poi le mie riflessioni di foodblogger 😉
Che se amore a prima vista lo è stato la prima volta, e pure la seconda senza saperlo, significava che amore vero, era.
Che poco mi interessa se la ricetta è di uno chef o di un tal sconosciuto Water DOffizi (quelli a panzanella).
Che mi piacevano e continuano a piacermi le ricette semplici, ma che se fatte bene ti riconciliano col mondo, come la pappa al pomodoro che mi son fatta l’altra sera 🙂
Che certi piatti semplici, come dice Fabio Picchi, sono un potente antitodo contro il conformismo. … e che continuo a pubblicarle lo stesso.
Che si cucina tutti i giorni, si provano ricette, ma spesso ci si perde dietro a quella nuova ricetta lì, o quell’altra di cui t’hanno detto meraviglie, o a tentare quella che sta lì salvata da una vita e chissà come ricompare.
Ben venga tutto, purché, intanto, non ci si dimentichi delle nostre.
Che alla fine, se pure molto simili, le pochissime differenze hanno portato ad un diverso risultato: l’uso dei pomodori datterini ne ha cambiato sia il sapore che il risultato estetico, tutto molto più deciso.
il pecorino, poi, ha dato “carattere” al piatto.
… ciò nonostante, e vi sia d’insegnamento, nella naturale e mentale comparazione che farete, vi renderete conto di quanto, nel variare un elemento, l’alchimia del piatto trasmuti incredibilmente…
La conclusione, invece, è una sola:
C’è poco da fa’, bisognerà che ogni tanto spenda un poco del mio tempo a riguardare la mia blog rolls 😉
Vi è capitato mai qualcosa di simile? eddai, prendiamoci un po’ in giro 😉
edit del 12 agosto: grazie a Walter per questa ‘chicca’ che completa in modo stupendo la sua ricetta!
Vorrei raccontarvi la storia e il perchè di questa pasta.
Da bambino (55 anni addietro) andavo in campagna con mia madre, partenza le 4, era notte ma dovevamo percorrere circa 2 km a piedi.
Si andava in campagna per la trebbiatura del grano, che allora si faceva dopo il 15 luglio, appena arrivavamo, mia madre raccoglieva una decina di pomodori, tutti pronti ad essere mangiati ad insalata, non proprio adatti al sugo.
Li tagliava a metà e li metteva sopra un piano di pietra bianca, li lasciava al sole.
Verso le nove arrivava la trebbiatrice e alle nove e mezzo usciva il primo grano, il “grano nuovo”, era l’alimento più pregiato che un contadino aspettasse.
Atteso tanto, perchè la vecchia farina iniziava a irrancidire,mia madre prendeva un sacchetto di grano (10 chili), lo metteva in equilibrio sulla testa e con una agilità impressionante percorreva 3 km (sempre a piedi) per andare al mulino.
Tornata con la farina fresca iniziava subito ad impastare la farina con la sola acqua, ne faceva delle pappardelle, prendeva qui pomodori scaldati al sole, sedano, basilico, mentuccia, cipolla, foglie d’aglio e preparava un sugo con tutti gli ingredienti, alla fine aggiungeva il grasso del battuto del lardo (alla fine), una bella grattata di pecorino, quanto erano buone, il pezzo di pomodoro in bocca era quasi dolce.
Passati gli anni, il grano non è stato più piantato, il sapore di quel piatto (io gli ho dato il nome”la pasta della festa del grano”) mi ha tormentato per tanto tempo.
Circa 35 anni fa, stavo in campagna, seduto dove si metteva la trebbia,nella testa mi tornavano tanti ricordi, uno di questi era i pomodori al sole, immediatamente mi è venuta la soluzione”il pomodoro al sole diventa dolce), ma sulla pietra non c’è l’olio, allora non è soltanto il sole ad addolcirlo, è la cottura senza grassi.
Subito provata, è stata immediatamente buona, ho fatto molti esperimenti, alcuni mi hanno deluso, di certo l’armonia dei sapori è data dalla presenza degli ingredienti che non debbono “mai essere padroni di un altro sapore”.
Walter Doffizi