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cucina toscana
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Firenze e Il panino co’ i’ lampredotto

Aprile 7, 2009 by Paola Sersante 35 commenti
“Più amato delle rime di Dante, più conosciuto delle ceramiche dei Della Robbia, antico come Palazzo Vecchio, il lampredotto è una pietanza che i fiorentini consumano e apprezzano…” Così ne parla Taccuini Storici

Che il lampredotto sia conosciuto in tutto il mondo, non solo a Firenze, be’ è una certezza, pare che pure in Giappone ci siano sito dedicati a questa prelibatezza fiorentina, ma che ci sia qualcuno che non lo conosce ancora o non lo ha mai mangiato, è un dato di fatto!
 
Intanto vi dico che il lampredotto è una delle quattro parti dell’intestino, ma non è la trippa, si mangia in una croccante rosetta le cui facce interne sono appena bagnate del brodo bollente dove è stato bollito il lampredotto, condito con sale e una generosa spolverata di pepe nero, salsa verde o “olio santo”.
Se passate da Firenze, non mancate di cercare uno di quei piccoli chioschi ambulanti, li trovate seguendo il profumo… leggete anche questo simpatico reportage.
 
Se intanto volete farvelo a casa, chiedetelo al vostro macellaio di fiducia, io vi do la mitica ricetta di Gabriele Giovanelli, detto Il Tosco, di Coquinaria:
 
IL LAMPREDOTTO
… non esiste una ricetta: va fatto lessare in acqua non salata con molti, molti odori di quelli normali per il brodo: sedano, cipolla, carota. Io ci ho messo anche il prezzemolo. Dice: ma perché senza sale? L’ho fatto per seguire letteralmente la ricetta dei bancarellai fiorentini, che non possono salare l’acqua di partenza in quanto il loro continua a sobbollire dalle 8 alle 13; e se partissero da brodo normalmente salato, dopo un paio d’ore di gas senza coperchio avrebbero del ranno.
 

 

Il panino si compone tagliuzzando il lampredotto e mettendolo sopra la metà inferiore svuotata della mollica; abbondante salatura, aggiunta di salsa verde e volendo di olio piccante, poi si infilza nel forchettone l’altro mezzo panino e lo si imbeve nel brodo (anche questa opzione è facoltativa). Fatto. 
 

 

Andrebbe mangiato con sullo sfondo la chiesa di S. Lorenzo e le cappelle medicee, nonché un facchino dei mercati generali che ti urla: “O grullooooo! T’un lo ‘edi ‘e ti gocciola tutt’ì bbrodo sù carzoni?”. Ma è buono anche a casa vostra.
 
La salsa verde è un semplicissimo trito fine di aglio e prezzemolo in olio d’oliva, con aggiunta di sale e pepe. Niente a che vedere con la salsa verde da bollito, tanto per capirci, che almeno per la mia conoscenza è molto più elaborata e ricca di ingredienti (mollica di pane in aceto, uovo sodo, in certi casi acciughe, eccetera). L’ “olio santo” invece è solo una infusione di peperoncini piccanti (zenzeri, da noi) in olio d’oliva. Dev’essere veramente esplosivo, in modo che basti una goccia o due per “infuocare” il panino; altrimenti fra verde e piccante diventa troppo oleoso. Molto importate anche la rapidissima tuffatura di metà panino nel brodo bollente, in maniera da ammorbidirlo un poco e renderlo meno “gnucco”. 
 

 

 

Infine, un consiglio: se lo fate, non buttate il brodo di cottura. Salatelo, fate tostare del riso in un soffrittino di cipolla e aggiungetelo a romaiolate per cuocerci il risotto. Finite con un pò di lampredotto tagliuzzato stavolta un pò più piccolo che nel panino, e mantecate con il parmigiano. Vi sembrerà di essere sui tavoli del “Coco lezzone”, celebre trattoria fiorentina ora ahimé troppo turistizzata, che ne faceva anni fa il suo primo piatto principale.
 

 

 

Ecco. Ti ho svelato tutti i piccoli segreti di un modestissimo lampredottaio!!! 
 
 
Gabriele, smack 🙂
 
I Lungarni
 

OT: 
PAN PESCATORE
Qualcuno ne conosce la ricetta?
 

 

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Tartellette di semolino, cioccolato e pistacchi di Bronte

Febbraio 4, 2009 by Paola Sersante 56 commenti

 

Crostatine alla crema di semolino
 
Di questa torta l’Artusi dice “Questa è una torta che alcuni pasticcieri vendono a ruba. Chi non è pratico di tali cose crederà che l’abbia inventata un dottore della Sorbona; io ve la do qui imitata perfettamente.” 
Mio figlio, invece, quando propongo in casa qualcosa che lui gradisce, e se non gradisce lui, son … (nel senso che non è buono) mi dice sempre “mamma, ti prego, questa ricetta va bene così, NON sperimentare!”
 
Ma è più forte di me, non ce la faccio, DEVO sperimentare, devo provare…
Per cui, dopo aver fatto tempo fa’ la Torta coi pinoli del mitico Artusi, così come da ricetta, pian piano mi sono sbizzarrita con delle varianti, quest’ultima è stata molto apprezzata!

 

 
CROSTATINE DI SEMOLINO, CIOCCOLATO E PISTACCHI DI BRONTE
 
Per la frolla:
  • 250 gr di farina
  • 3 tuorli
  • 1 pizzico di sale
  • 115 gr di burro 
  • 105 gr di zucchero
  • scorza grattuggiata di 1/2 arancia 
Per la lavorazione della frolla, potete guardare QUI
Far riposare in frigo almeno 4 o 5 ore, si può preparare anche il giorno avanti.
 
 
Per la crema di semolino:
  • 1/2 Lt. di latte
  • 100 gr di semolino
  • 65 gr di zucchero
  • 10 gr di burro
  • 1 uovo
  • 1 pizzico di sale
  • Odore di vainiglia
Procedimento:
Far bollire il latte col pizzico di sale, non appena avrà raggiunto il bollore, versare il semolino a pioggia, mescolando contunuamente a fiamma bassa fino a che non avrà raggiunto una consistenza soda.
Fare intiepidire ed aggiungere l’uovo sbattuto, lo zucchero, la vaniglia, il burro. Mescolare bene e far raffreddare completamente.
 
 
Per la glassa di cioccolato

Ho usato la stessa della Sacher Torte, ne basta metà dose:

  • 100 gr di cioccolato fondente
  • 35 gr di burro
  • 1 cucchiaio d’acqua

 

Procedimento:

Far sciogliere a bagnomaria 100 gr di cioccolato fondente con 35 gr di burro e 1 cucchiaio di acqua (fidatevi, non impazzisce), mescolando continuamente; il fuoco deve essere dolcissimo e l’acqua non deve bollire assolutamente, anzi, è meglio che ogni tanto togliete tutto dal fuoco per far perdere un po’ di calore. Quanto il cioccolato sarà diventato bello fluido e lucido lo si può versare sulle crostatine.

crostatine-semolino

 

 
Per la decorazione:
Pistacchi di Bronte a granella. 

Io ho usato quelli che mi aveva regalato Marjlet a Natale.

Pistacchi di Bronte

 


ASSEMBLAGGIO:
 
Stendere la frolla e foderare 6 o 7 formine. Versare dentro la crema di semolino e mettere in forno caldo a 180° fino a completa doratura della frolla.
Lasciar raffreddare le tartellette, sfornare su una gratella fino a completo raffreddamento. Versarvi sopra la glassa di cioccolato e decorare co i pistacchi.
E’ stato più lungo scrivere la ricetta he eseguirla!
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Il pane toscano con 1/4 di grammo di lievito e biga!

Gennaio 15, 2009 by Paola Sersante 98 commenti
fettunta

Tempo fa’
Marjlet mi raccontava, che la sua mamma fa un pane con quello che lei chiama “criscito” ma che in realtà è una biga rinfrescata.
 
Provai inizialmente come lo fa lei, con la farina di grano duro, ma un po’ forse perchè era la prima prova, un po’ perchè siamo abituati al pane “sciapo”, anzi sciocco, non mi venne molto bene. E’ pur vero che dalle nostre parti la farina di semola non è la stessa che si trova al sud, lì è migliore di sicuro!
 
Per cui, visto che la testa non riesco a fermarla, oramai va da sè e sono io che devo starle dietro, mi viene in mente… be’, perchè non posso farci il pane toscano? Veramente si dovrebbe fare col il lievito madre, ma la biga, soprattutto se rinfrescata, è qualcosa che gli si avvicina moltissimo… e infatti!
 
Per farla breve, l’ho messo a tavola ieri sera e nessuno si è accorto che lo avevo fatto io, e non perchè non fosse buono, ma perchè era uguale uguale 🙂
 

 
Mettetevi comodi, perchè questa del mio Pane Toscano, non è una ricetta ma una lunga storia, ma di sicuro non laboriosa, richiede solo pazienza, e in cucina si impara ad essere anche pazienti…
 
Alla sera del 1° giorno ho impastato 50 gr di farina 0 con 25 gr di acqua e 1 “lenticchia” di lievito (così dice la mamma di marjlet)
In realtà la “lenticchia” è 0,25 gr!
Il tutto l’ho messo in un barattolo chiuso e lasciato a temperatura ambiente.
 
Al mattino del 2° giorno ho rinfrescato la biga con altri 50 gr di farina 0 e 25 gr di acqua, e impastato quanto basta per amalgamare, poi rimesso nel barattolo chiuso.
 
Alla sera del 2° giorno l’ho rinfrescata sempre allo stesso modo… e cresce che è una bellezza!  
 
Al mattino del 3° giorno ho impastato appena 5 minuti 750 gr di farina 0 e circa 400/425 gr di acqua (dipende dalla farina, l’impasto dovrà essere morbido ma non appiccicoso) ho steso la biga sulla spianatoia e ci ho poggiato l’impasto di farina e acqua.
Ho impastato bene per fare amalgamare il tutto, ma a mano, non ho incordato… e ho messo l’impasto a lievitare. Ci ha messo 6 ore a raddoppiare, però l’ho messo al calduccio, 28° circa.
Credo sia possibile farlo lievitare a 20° circa 8 ore, tutta la notte, quindi. In questo caso, però, è bene iniziare la biga al mattino.
 
Insomma, dopo questo tempo, al raddoppio dell’impasto, ne ho tolti 225 gr (proverò ad usarli per il prossimo pane come pasta di riporto), e il resto l’ho diviso in due pezzi. 
Ho fatto le pieghe del tipo 2 per due volte abbastanza strette, sia all’impasto totale che ai due pezzi e ho lasciato riposare coperto da un telo 15/20 minuti.
Ho ripreso l’impasto che era bello cedevole e l’ho avvolto con la tecnica dei pollici formando due filoncini lasciando (importante!) la chiusura in basso laterale.
 
QUI il video che mostra la tecnica dell’arrotolamento del pane coi pollici. Ovviamente l’impasto del mio pane è più sostenuto di quello che si vede nel video! E non va formato a palla alla fine, ma lasciato a filoncino.
 
Li ho infarinati leggermente, posati su una teglia coperta di carta forno, coperti da un telo, e fatti lievitare ancora 1 ora e 45 minuti. 
Nel frattempo ho portato il forno a  220°e ho abbassato subito a 200° non appena infornato i filoncini, ho cotto a questa temperatura per 10 minuti, poi abbassato di nuovo a 180° per 40 minuti circa.
Poi li ho messi di lato appoggiati alle pareti del forno e lasciati raffreddare a forno semiaperto e spento.
 
Oggi ce lo siamo mangiato come nella foto sopra, ci abbiamo fatto la fettunta! 
Ottimo coi salumi e mitico con i crostini di fegatini!

 

L’altro si è mantenuto sempre morbido nella mollica e con la crosta sottile, croccante e dorata com’è il nostro pane!

 

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😍 Ve lo ricordate il CONTEST DEI TIGROTTI. I bu 😍 Ve lo ricordate il CONTEST DEI TIGROTTI. I burger buns con tigraggio!
😋 Nel BLOG le foto vincitrici e le farciture che ho selezionato 
🤩 Chi ha vinto? Nel mio cuore tutti, perché come sempre siete stati tanti e le vostre idee fantastiche 
🙏 GRAZIE sempre per la grande condivisione.
E perdonatemi per il ritardo 😘
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In questi ultimi mesi ho fatto alcune prove, l'obi In questi ultimi mesi ho fatto alcune prove, l'obiettivo era mettere a confronto pani realizzati con diverse modalità. Licoli, pasta madre solida, biga, e poolish. 
Stessi ingredienti, uguali % di acqua totale e sale, farine di qualità, usando lo stesso mix di farine, Tipo 1 e cereali con semini.
Cottura su pietra refrattaria o in pentola. Il prodotto risulta leggermente diverso.
Il pre-fermento usato, una gestione diversa, le farine, ci permettono di ottenere pani diversi tra loro. 
Si possono ottenere buoni risultati pure con pre-fermenti usando lievito di birra.
Cambiando pre-fermento, cambiano i sapori, i profumi e ci sono differenze nel tipo di alveolatura.
Ma qual è una buona alveolatura in un pane?
Importante che sia aperta, più o meno grande che sia. Omogena, ma anche più disordinata, dipende dal tipo di pre-fermento, di impasto.
Una grande differenza nel risultato in generale la fa la cottura il giorno successivo, dopo l'appretto in frigo. La cottura in giornata penalizza il prodotto.
Lo scopo è quello di ottenere sapore, una buona crosta, leggerezza, mollica asciutta e soffice, e una buona alveolatura. 
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Il Pan di Panna? Un vero tormentone, nel mio blog Il Pan di Panna?
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Per la ricetta clicca sul link nelle stories 😋
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p.s. quanto conta secondo voi la scelta del nome, in una ricetta che si presume, in ogni caso, ben bilanciata?
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Ogni tanto un po' di verdura ci vuole, sulla pizza Ogni tanto un po' di verdura ci vuole, sulla pizza però 😄
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Il pane di mio figlio Gabriele 💖 Che non posso Il pane di mio figlio Gabriele 💖 
Che non posso taggare perché non è per niente social 😄 di me ha preso solo la passione per questo lavoro.
Prima o poi riuscirò a capire come fa questo pane...
Ma lui dice sempre che non c'è un solo procedimento, ma che si adatta al luogo di lavoro, alle farine, alle tempistiche, alle temperature.
Posso dire con orgoglio che sì, è diventato più bravo di me.
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