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I veri ricciarelli di Siena, da un’antica ricetta del 1879

Novembre 30, 2009 by Paola Sersante 133 commenti
I ricciarelli sono una di quelle preparazioni alla quale ho sempre guardato con timore, un timore quasi reverenziale, non tanto per la difficoltà, quanto per il fatto che è una di quelle ricette così antiche, che mette, almeno a me, quasi soggezione. La soggezione che viene dal rispetto della tradizione.
 
ricciarelli©
 
Per anni l’ho letta e riletta nel libro di Giovanni Righi Parenti, quasi da impararla a memoria, ma il coraggio di farla è arrivato solo quest’anno, e, voi non ci crederete, ma al mattino, dopo averli impastati la sera avanti, mi tremavano quasi le mani mentre li formavo a rombo, esattamente come spiega il libro.
Ma, ripeto, non è una ricetta difficilissima, anzi è fattibile. E poi, i cavallucci li avevo già fatti, mancavano proprio loro da aggiungere alle preparazioni di Natale per eccellenza, almeno quelle senesi, anche se ce ne sarebbero altre, ma be’, spero di riparlarne…
 
Piuttosto nella ricetta trascritta a mano dal capomastro della fabbrica del Parenti, c’è forse un’imprecisione sulla quantità degli albumi, sicuramente dovuta al fatto che, come si legge nel libro, il foglio delle ricette tramandate, è molto vecchio e ingiallito, per cui forse quasi illeggibile, e per questo motivo, prima di postarli li ho fatti due volte, ma questo come sempre quando posto qualcosa di nuovo, soprattutto se ho sperimentato qualche aggiunta.
 
Infatti, così come dice il libro, oggi nei ricciarelli, per renderli più porosi, quindi anche più leggeri, si aggiunge ammoniaca per dolci (reperibile in farmacia), e difatti sia per questo motivo, per trovarne quindi la giusta dose, sia per al forma (forse quella del libro è più antica rispetto a quella che si trova attualmente), li ho appunto fatti un paio di volte, e non che sia stato un sacrificio!
E devo dire che, se la prima hanno avuto molto successo a casa, per la seconda sono andati in estasi, e credetemi, lo dico senza alcuna falsa modestia.
 
Ma d’altra parte, come potrebbe essere altrimenti visto che si parla di una ricetta datata 1879 e che proveniva da un celebre convento famoso per i ricciarelli? Usata poi dal capomastro Carlo Guerrini nell’industria Parenti che preparava i migliori ricciarelli di Siena!
 
 
I RICCIARELLI DI SIENA, ricetta del 1879 dalla fabbrica G. Parenti di Siena – ne ho ridotto le dosi per un uso famigliare e apportato qualche lieve modifica –
 

 

Per 1 kg di ricciarelli:
A.
300 gr di zucchero semolato
400 gr di mandorle pelate e asciugate 10′ in forno a 50°
50 gr di farina
15 gr di scorzetta d’arancio candita (o la buccia grattata di 4 arance)
1 fialetta di aroma di mandorle
 
B.
20 gr di zucchero a velo
20 gr di farina

 

1/2 cucchiaino raso (i miei sono piccolini) di ammoniaca per dolci (reperibile in farmacia)
1/2 cucchiaino raso (i miei sono piccolini) di lievito per dolci
 

 

C. (per la lega)
47 gr di zucchero semolato
14 gr d’acqua
 
D.
20 gr di zucchero a velo vanigliato
2 albumi di uova piccole/medie
 
zucchero a velo vanigliato e poco amido di grano (per lo spolvero)
ostie (reperibili in farmacia, ma non indispensabili)
 
Procedimento:
 
A. Passiamo nel mixer con le lame mandorle e zucchero, aggiungendo piano piano la scorza d’arancio e servendoci di un po’ di farina per facilitare l’operazione. Facciamo attenzione ad usarlo ad intermittenza, altrimenti le mandorle gettano il loro olio.
Poi amalgamiamo bene il tutto in una ciotola capiente insieme all’aroma di mandorle.

C. Prepariamo uno sciroppo, mettendo in un pentolino lo zucchero e versando dopo l’acqua, mettiamo a fuoco basso
senza rimestare mai, fino a che lo zucchero si scioglie. NON tenere più tempo al fuoco!
 
B. Setacciamo nel frattempo la farina con lo zucchero e gli agenti lievitanti al punto B.
Poi, non appena lo sciroppo è pronto (
cioè quando lo zucchero è sciolto completamente), impastiamo con le mani la pasta ottenuta, usando gli ingredienti di A, con lo sciroppo di C e aggiungendo lo zucchero, la farina e gli agenti lievitanti di B.
L’impasto rimarrà abbastanza umido ma non compatto, non preoccupatevi va bene così.
 
Importante: a questo punto lo copriremo con un panno bagnato e strizzato perchè non asciughi troppo (il panno non deve toccare l’impasto), e lo lasceremo riposare 12 ore circa.

Al momento dell’uso aggiungiamo lo zucchero vanigliato di
D, e gli
albumi che dovranno essere stati sbattuti rapidamente fino a che perderanno tensione, cioè inizieranno a fare piccole bollicine.
Impastiamo con le mani perchè il composto si amalgami bene e si compatti.
 
A questo punto, spolveriamo il piano di poco amido di grano e zucchero a velo vanigliato. Formiamo uno alla volta dei grossi salami, della grossezza di circa 4,5 cm. e li taglieremo a fette di 1 cm. l’una.
Cerchiamo di dare con le mani una forma più possibile romboidale ma dolcemente arrotondata.
I ricciarelli dovranno pesare tra i 25 massimo 30 gr l’uno!
Spolveriamo il ricciarello ottenuto, sul fondo con la miscela del piano, e cioè zucchero a velo/amido di grano, e sulla superficie di solo e abbondante zucchero a velo.
 
Adesso posizioniamo i ricciarelli ottenuti, man mano su di una teglia coperta di carta forno, oppure ognuno su di un’ostia. Io ho usato le ostie la prima volta, mentre la seconda ho poggiato direttamente su carta forno, non ho notato grosse differenze.
 
Accendiamo il forno a circa 140°/160° (regolatevi secondo il vostro forno) e inforniamo per circa 10/20 minuti, saranno cotti quando si formeranno in superficie delle leggere crepe. NON guardate il tempo!
… ma su questo sarebbe da scrivere un altro capitolo perchè ogni forno è una storia a se.
In ogni caso i ricciarelli dovranno rimanere bianchi e morbidi.
 
Quindi, non preoccupatevi se li vedrete ancora traballanti, appena si formano le crepe, via dal forno, induriranno leggermente da freddi!
A questo punto li toglieremo dal forno, li lasceremo asciugare su di una gratella e li conserveremo in scatole di latta ben chiuse, si conserveranno molto bene anche per una settimana, oltre non saprei.
C’è da dire che il giorno dopo cotti, sono qualcosa di paradisiaco!
 
piesse: non lasciatevi intimorire, come me, dalla lunghezza della ricetta, è solo ricca di spiegazioni, ma utilissime ad avere un ricciarello perfetto, che a parer mio non hanno paragoni con quelli in commercio!
 

 

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Per favore, non chiamateli gocciole!

Novembre 13, 2009 by Paola Sersante 83 commenti
Già, perchè se ad una prima occhiata, al primo morso potrebbero sembrare le gocciole, vi dico già che non lo sono, delusi? Spero di no, perchè questi chocolate chip cookie, del Maestro Santin, sono molto, molto meglio 🙂
 
IMG_8341.1-2
Me li ha fatti conoscere Flavia, è davvero carina, ogni qualvolta prova una buona ricetta mi avvisa, lei li aveva postati qui
 
Vi dico solo che mio figlio, uno di quelli a cui non va bene mai niente, e che trova difetti a tutto o quasi, tanto che oramai, per le ricette del blog, potete ringraziare lui, oggi ha riaperto la scatola di latta dove li avevo conservati, e quando ne ha visti appena un paio, mi ha detto, eh no, mamma che so’ già finiti?? eh, però li hai fatti pochi, poi ora parti e quando me li rifai??
 
essì parto, sabato vado a Napoli, taaaa daaaaaaaaaaaaa dal Maestro Adriano!! con Piero, Silvia, Maria Letizia e altri amici, mangeremo una pizza fatta con le sue mani 🙂
oddiooooo so’ emozionatissima, spero di fare un mare di foto, ma non voglio perdermi un attimo di impastamenti, stesure, cotture 😉
 
Tinuccia ci raggiunge alla domenica, poi vado da lei per qualche giorno, altro food rave in cucina come quello dello scorso anno, ricordate?? cornetti, peperoni cruschi, tortellini 🙂
Tinu’, quest’anno che si fa?? … uhmm!
Vi aggiornerò passo, passo o al mio ritorno, vedremo… :))
 
 
CHOCOLATE CHIP COOKIES del Maestro Santin
(la riscrivo perchè ho apportato, anche su consigli di Flavia, qualche modifica sia negli ingredienti, che nel procedimento, l’originale qui)
 
Ingredienti:

 

185 g di burro pomata

 

185 g di zucchero semolato
370 g di farina 00
200 g di cioccolato fondente
1uovo + 1 tuorlo
5 g di lievito in polvere
2 g di bicarbonato
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di essenza di vaniglia home made
 
Procedimento:
In una ciotola capiente lavorare con una spatola il burro a pomata tirato fuori dal frigo circa mezz’ora prima, con lo zucchero e il pizzico si sale fino a ottenere una crema liscia ed omogenea. Aggiungere un uovo intero e un tuorlo l’essenza di vaniglia e continuare a lavorare per amalgamare il tutto.

 

Aggiungere la farina precedentemente setacciata col il lievito e il bicarbonato, lavorare poco col cucchiaio, e quasi immediatamente aggiungere le gocce di cioccolato, in questo modo non si farà fatica a distribuirle bene nell’impasto. Lavorare ancora un poco fino a quando gli ingredienti saranno bene amalgamati.
 
A questo punto dividere l’impasto in due parti (se preferite i biscotti piccoli, anche in tre parti) e modellare con le mani ogni pezzo a forma di un lungo cilindro, nel modo più regolare possibile.
 
Coprire con carta di alluminio avvolgendo be stretto, chiudere ai lati tipo caramella e lasciar riposare in frigorifero 30 minuti. Quando i due cilindri di pasta saranno pronti basterà decidere se cuocerli entrambi o conservarne uno in freezer per utilizzarlo in seguito.*
 
Eliminare la carta e con un coltello affilato tagliare il cilindro in fette spesse circa 1 cm.** (anche meno).
Disporle su una placca da forno foderata con l’apposita carta, mettere le teglie in frigo e accendere il forno a 180° (nel mio a 190° ma dipende dal forno).
Non appena raggiunge questa temperatura cuocere una teglia alla volta per 12/15 minuti o comunque fino a moderata colorazione. Lasciar raffreddare a temperatura ambiente, preferibilmente su una grata, e conservare in un contenitore chiuso.
 
*Io li ho cotti tutti subito, tanto si conservano perfettamente in una scatola di latta, ma se ne fate doppia dose, e ve la consiglio, provate con questo sistema e ditemi. In ogni caso non ho capito se va tagliato subito il cilindro, o se va fatto prima scongelare in frigo qualche ora.
 
** Il composto tende leggermente a sbriciolarsi, forse per via dei 15 gr di burro in meno che ho usato, in ogni caso, man mano che si tagliano le fette, basta aggiustarle un po’ ricompattandole, se proprio si vuole una gocciola perfetta!



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Dal quaderno di nonna Maria: Parigini con la mandorla

Ottobre 19, 2009 by Paola Sersante 52 commenti
Mia nonna non cucinava moltissimo, ma abbastanza bene, anzi, devo dire che quelle poche cose le faceva in modo eccellente, e così mia mamma… ancora oggi in casa si fanno le ricette di mia nonna, il suo patrimonio culinario andava tra la cucina siciliana, suo paese di origine, e quella umbra, però nessuna di loro ha mai avuto in casa un quadernetto come questo.
Dal quaderno di nonna Maria

Un quaderno prezioso, di quelli che raccontano non solo della ricetta, ma del modo di essere di una persona, e nonna Maria, credo fosse veramente una donna straordinaria, una donna di poche parole, dal piglio deciso, o perlomeno me la immagino così 🙂

Qualche tempo fa chiacchierando su msn con marjlet, lei ad un certo punto mi parla di una ricetta, sincera? non ricordo nemmeno quale, ma ricordo benissimo l’emozione che provai quando mi fece vedere dove l’aveva trovata. La lascio lì che mi trillava, che mi scriveva paolè ma ci sei?? No che non c’ero, ero completamente persa a guardare quel quaderno, quelle pagine ingiallite, quella grafia antica, bellissima, il racconto di una vita… non appena riprendo fiato e forza di scrivere, dico a marilet, io chiamo questa associazione!

Tempo qualche minuto stavo parlando con il maestro Raimondo Catania, una persona così, che decide di mettere a disposizione di tutti una cosa così bella, cara e preziosa, doveva essere ringraziata. Ho scoperto poi, parlando con lui, che nonna Maria era la mamma della moglie, in seguito così gentile da darmi anche delucidazioni sulla ricetta che avevo deciso di provare, e di condividere con tutti voi.
Tutto questo, dopo aver chiesto al maestro Raimondo, il permesso di pubblicare queste pagine, che credo tutti debbano vedere, perchè il ricordo di una cucina antica, se pure si sceglie l’innovazione, la sperimentazione, non scompaia mai!
E’ incredibile scoprire anche termini che neppure navigando in rete si trovano più, credo molto antichi, come per esempio la spumiglia… qualcuno conosce con questo nome i classici biscotti albumi e mandorle siciliani?
L’associazione, così come potete vedere navigando sulle pagine del sito, si chiama Aulos, risiede a Catania e, grazie al maestro Raimondo che ne è il fondatore, si occupa di ricerche sulle tradizioni popolari, musica, linguistica, ricette antiche e foto della vecchia Catania, da fine ‘800 e inizio ‘900
Forse qualcuno, di voi conosceva già questo sito, il meraviglioso lavoro che sta svolgendo l’associazione, be’ io, come credo molti altri ancora, no! E vi consiglio di spendere qualche minuto del vostro tempo a leggere, o ad ascoltare!

Ecco dunque i miei parigini con la mandorla che pubblico insieme a Marjlet che invece ha scelto di fare i biscotti al latte e a Tinuccia, ovviamente coinvolta, che ha provato la marmellata di cotogne.
Grazie Nonna Maria, e grazie a Marjlet 🙂

Parigini con la mandorla

PARIGINI CON LA MANDORLA dal quaderno nonna Maria

Ingredienti:
1 kg. di farina 00
300 gr di mandorle pelate
500 gr di zucchero
250 gr di sugna
6 uova
2 bustine di lievito chimico
2 di vanillina (io non l’ho messa)
la buccia grattata di 2 limoni

Procedimento:
Tostate un poco le mandorle in forno a circa 150° e macinarle fini usando il mixer con le lame e dopo averle passate 10 minuti in freezer.
Fare la fontana con la farina precedentemente setacciata col lievito e impastare tutti gli ingredienti. L’impasto è molto consistente (può dipendere dal tipo di farina) e ho usato uova medie, mi sono aiutata con 1 o 2 cucchiai di acqua.
Staccate dei piccoli pezzi di pasta e fate dei salsicciotti di circa 2/3 cm. di diametro, farne dei piccoli pezzi e arrotolarli per formare dei cordoncini.
Ecco, questa operazione che parrebbe molto semplice, si è invece rivelata non tale, l’impasto tende a sgretolarsi per cui ogni tanto mi bagnavo leggermente le mani e, molto importante, bisogna fare i cordoncini arrotolando e spingendo con il palmo della mano alla base delle dita, e non con le dita.
Ma si potrebbe anche provare a rendere l’impasto leggermente più maneggevole, io ho voluto aggiungere solo 2 cucchiai di acqua, ma forse basterebbe anche usare una 00 che assorbe meno, o uova belle grandi.
Dopodichè formare delle S e mettere i biscotti su delle placche da forno coperte di carta forno. A me ne sono venute tre e ho fatto metà dose, credo che nonna Maria avesse tanti nipoti 🙂
Infornate a 170° fino a che saranno appena dorati, non chiedetemi quanto, ogni forno è una storia a se 😉
Un’ultima cosa, ci tengo moltissimo, qualora decideste di pubblicare qualcuna delle ricette del quaderno, vi faccio una preghiera, per favore, pubblicatela scrivendo nel titolo della ricetta: “dal quaderno di nonna Maria”…
grazie 🙂
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