Storia di una foto e di una panna cotta senza colla di pesce

Ero poco più che bambina e già ricordo la mia passione per la fotografia. A scuola, quando ci chiedevano di svolgere un tema, quando era possibile, preferivo raccontare con le immagini, ho sempre pensato, infatti, che queste esprimessero più di mille parole…
Nel tempo questa passione si è rafforzata, e, quando è nata anche quella per la cucina, è diventata quella che io definisco una passione insana!

 

E’ di solito in una cucina che nascono storie, ricette, racconti… spesso anche la storia della foto che ne consegue!
Riuscire con l’obiettivo a raccontare di un piatto, stuzzicare la curiosità della preparazione, immaginare, osservandola, il gusto della salsa che avvolge morbida la panna cotta, be’ credo che dietro a tutto questo si celi piacere, piacere vero…
 
panna-cotta


E sarà appunto questo racconto, il mio post per Voiello, il piacere di raccontare la storia di una panna cotta, e di una foto…

 

 
 



PANNA COTTA AGLI ALBUMI
Quello che maggiormente mi piace, in una preparazione, è riuscire ad usare ingredienti il più possibile naturali, e quando, molto tempo fa, vidi questa panna cotta di Anna Calonaci fu amore a prima vista, anche se poi, come spesso accade, dimentico la ricetta tra la miriade di quelle salvate.
 
L’ho ripresa l’altro giorno, mentre pensavo alla meravigliosa proprietà degli albumi, sono un incredibile (ma mica poi tanto… ) addensante naturale, prova già ne era la mia ricetta della crema pasticcera, preparazione volutamente soda, ma morbida e avvolgente al tempo stesso, ma non è di questo che voglio parlare oggi…
 
… ma di questa meravigliosa panna cotta!
 
 
Ingredienti per 12 persone:
1/2 litro di latte intero
1/2 litro di panna fresca
125 gr di zucchero
125 gr di miele d’acacia
250 gr di albumi
20 chicchi di caffè
1/2 baccello di vaniglia
1/2 stecc di cannella
1 scorza di arancio

1 scorza di limone

 

Procedimento:
1. Mescolare latte, panna, zucchero, miele, cannella, vaniglia, arancio e limone più i chicchi di caffè portando piano piano ad ebollizione. Mescolare di continuo.
2. Appena giunti ad ebollizione, spegnere e far riposare per circa 1 ora.
3. Sbattere un po’ gli albumi con la forchetta fino a che questi inizino a perdere tensione, e, soprattutto fino a quando s’inizino a formare le prime bollicine, ne va della riuscita finale della preparazione.
4. Filtrare ed unire agli albumi.
5. Imburrare uno stampo da forno o dei piccoli stampini e cuocere a bagnomaria per circa 1 ora e 45 minuti circa a temperatura di 160 gradi. Quando si toglie rimane morbido al tatto ma, raffreddandosi, raggiunge la giusta consistenza.
6. Sfornare da freddissimo e servire decorato con una salsa al caffè e cioccolato fondente ottenuta facendo bollire poca acqua, circa 3 o 4 cucchiai, 1 cucchiaio raso di burro, 3 quadrotti di cioccolato fondente e 1 cucchiaino colmo di caffè solubile.
Oppure con salse alla frutta, cioccolata o caramello.
 
Si conserva in frigo per diversi giorni e nel congelatore non ancora sformato.
 
NOTE:
1. avevo provato ad usare stampini in silicone, la panna cotta non si è rassodata, consigli?
2. usare l’acqua del bagnomaria già calda, non bollente, come mi aveva consigliato ornellaammodomio
 
 
 
STORIA DI UNA FOTO
Solitamente fotografo in un angolo della casa molto luminoso, quello che spesso ho descritto qui. Qualche mattina fa, invece, c’era una luce meravigliosa in cucina, che filtrava bianca attraverso le tende dell’unica finestra, e così ho deciso che quel giorno, mentre la panna cotta raffreddava in frigo dalla sera prima, avrei potuto provare senza riflettenti, senza specchio, ecc… adoro la luce naturale, che non è mai uguale al giorno prima e cambia durante le ore del giorno e mi permette di decidere di che tipo di luce nascerà la mia foto!
 
Per cui ho appoggiato la panna cotta sul tavolo, accanto alla finestra, la luce che arrivava da sinistra cadeva morbida sulla panna cotta, a destra invece arrivava lontana la luce della stanza accanto.
La panna cotta era morbida e rotonda per cui ho scelto un piatto ottagonale che rompesse la monotonia di quella rotondità, e un bordino in modo che delineasse e spezzasse il tutto bianco.
Inizialmente ho fotografato la panna cotta intera, poi mi sono accorta che il tutto era troppo statico, che ci voleva qualcosa, “un passaggio umano”, quello che avrebbe reso la foto vera, e che soprattutto avrebbe fatto sognare di affondare il cucchiaino in quella meravigliosa dolcezza.
 
Non saprei se l’intento è stato raggiunto, a me questa foto piace molto, è una foto che ho pensato prima e dopo lo scatto, spesso fotografo molto più istintivamente, anche se penso che ognuno di noi, anche in un semplice scatto, debba seguire quelle che sono le proprie inclinazioni. Stavolta diciamo che ho usato cuore e testa…
 

Per la “ricetta” della foto, sono partita dal procedimento, per chi volesse provare a ricrearla e pensa siano necessari anche gli ingredienti tecnici, eccoli:

 

SCATTO:
Modello fotocamera: Canon 350d
Apertura diaframma: f/4
Tempo di esposizione: 1/60 sec.
Sensibilità iso: ISO-200
Distanza focale: 50 mm
Programma esposizione: manuale
Bilanciamento del bianco: automatico
Luce: naturale
 
Post Produzione: regolazione dell’esposizione, contrasto, livelli e bilanciamento colori.
 
Indispensabile: 1 pizzico di cuore, 1 di sentimento, 1 di fantasia!
 

 

 

 

 

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