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Pasta Choux

Ottobre 27, 2007 by Paola Sersante 8 commenti

I Bignè

Ne ho lette tantissime prima di farli, è una di quelle ricette che mi fa un po’ di timore, alla fine ho scelto le dosi della pasta choux del Cucchiaio d’Argento.

Anche se il risultato non è perfetto, perchè alcuni si sono spaccati in cottura, sono contenta perchè è la prima volta che li faccio e dentro sono venuti vuoti, e già questo per me è un buon risultato, perchè il mio timore era proprio questo.

RICETTA

250 gr di acqua

150 gr di farina

100 gr di burro (ma vengono bene anche con 75 gr)
1 pizzico di sale
1 pizzico di zucchero*
4 uova intere da 55/58 gr.
* La ricetta ne riportava 15 gr. ma in questo modo sono adatti sia per preparazioni dolci che salate

PREPARAZIONE:

Ho messo sul fuoco un pentolino con l’acqua, il burro e il pizzico di sale e lo zucchero.

Appena ha alzato il bollore, ho gettato in un solo colpo la farina e ho mescolato velocemente con un cucchiaio di legno. Ho mescolato continuamente a fiamma bassa fino a quando si staccato dalle pareti della pentola e ha fatto lo sfrigolio.
Poi l’ho fatta appena raffreddare ed ho aggiunto le uova, uno alla volta girando con le fruste elettriche.
Ho messo l’impasto nella sac poche e ho formato i bignè su una teglia coperta da carta forno.

Li ho messi in forno già caldo a 220° per 15 minuti, poi a 180°per altri 10 minuti. Infine a 160° ventilato 8/10 minuti con forno aperto a fessura.
Poi ho spento il forno e li ho lasciati dentro ancora una decina di minuti.

Tolti dal forno si fanno raffreddare bene, poi si ripongono in un sacchetto di carta (va bene quello del pane).

NOTE: Le uova vanno aggiunte uno alla volta, non mettere il secondo fino a che il primo non è assorbito.

Ma soprattutto è importante battere con una forchetta il 4 uovo

e aggiungerlo a cucchiaiate, perchè se le uova sono grandi, è possibile che ce ne vada meno, altrimenti l’impasto diventa molle, non sostenuto.
La giusta consistenza si può vedere quando, formando il bignè con la sac, la punta rimane ferma e non cade.

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La mantovana di Prato

by Paola Sersante 4 commenti
 
La Mantovana di Prato


Un po’ di Storia

Come Mantova, il territorio di Prato fu dominato dai Longobardi, che avevano prso stanza sulle rive del Bisenzio:non credo questo sia sufficiente a chiarire il perchè dell’aggettivo dato al dolce pratese.
Penso che la leggenda sia più vicina alla storia: dicono che la ricetta della “mantovana” l’avesse lasciata, alla corte De’ Medici, Isabella D’Este che nel 1490, a soli 16 anni, aveva sposato Francesco Gonzaga divenendo Marchesa di Mantova.
Isabella D’Este, nel 1914, fu ospite del Papa Leone X, a Roma, dove ritornò più volte, anche negli anni successivi, usando Firenze come città di transito.

Da “La Cucina Toscana” di Giovanni Righi Parenti

La Ricetta
La ricetta di questo dolce tradizionale pratese, ma diffuso in tutta la Toscana, mi è stata passata da una cara amica che l’ha ricevuta dalla sua nonna, toscana doc.
Io l’ho trovata delicatissima e squisita, adatta con un thè, ma credo che anche con un caffè, a colazione, non stia male per nulla.
Ve la trascrivo, sono sicura che piacerà anche a voi.

Ingredienti:
175 gr. di farina
175 gr. di zucchero
125 gr. di burro
3 uova
1 pizzico di sale
8 gr. di lievito
La buccia di 1/2 limone grattata
20 gr. di pinoli
40 gr. di mandorle a scaglie
40 gr. di mandorle tostate e sminuzzate per la teglia

Procedimento:
Ho montato molto a lungo, quasi 20′ le uova con lo zucchero e 1 pizzico di sale. Nel frattempo ho fatto sciogliere a
bagnomaria* il burro e l’ho fatto raffreddare. Ho unito la farina setacciata col lievito alternandola al burro e la buccia del limone. Ho imburrato bene bene una teglia di diamerto 26, e l’ho cosparsa con le mandorle sminuzzate e pochissima farina.
Ho versato l’impasto nella teglia e ho cosparso con le mandorle a scaglie e i pinoli.
Infine ho infornato a 180° per circa 35′.

* Questo sistema di scaldare, in un recipiente entro un altro pieno d’acqua bollente, prende il nome dalla leggendaria alchimista Maria l’Ebrea, secondo una tradizione araba, sorella di Aronne. Metodo già noto a Zosimo nel V secolo d.C.

Da “La Cucina Toscana” di Giovanni Righi Parenti

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Pan co’ Santi

by Paola Sersante 9 commenti

Pan co’ Santi

*Dalla fine d’Ottobre alla metà di Novembre è il periodo indicato al Pan co’ Santi. Non che questo prodotto si consumi esclusivamente in questi giorni, perchè, specie in campagna, si continua a mangiarlo quasi fino a Natale, il periodo tradizionale del panforte.
Tuttavia il giorno in cui il Pan co’ Santi è d’obbligo sulla tavola di ogni senese, è il 1 Novembre, la festa d’Ognissanti.
Il Pan co’ Santi o pane dei Santi, richiede a prepararlo un po’ di tempo. Occorre preparare della buona pasta da pane….

La mia ricetta…
Che ho eseguito ispirandomi a quelle del Parenti, di Paola Lazzari e di Rossanina.
Ho proceduto in questo modo:

Ho sciolto 20 gr. di lievito in 100 ml di acqua calda insieme a 1 cucchiaino di zucchero. Appena si è formata una schiuma ho impastato con circa 180 gr. di farina formando un panetto morbido che ho lasciato lievitare una mezz’ora.
Ho preparato poi l’impasto sciogliendo il panetto con dell’altra acqua tiepida, circa 200 ml e unendo circa 420 gr. di farina. Ho fatto lievitare per un’ora e mezza, due ore circa.
Ho usato in tutto 300 gr. di manitoba e 300 gr. di farina 00.

Mentre l’impasto lievitava ho preparato i “Santi”.
Ho messo a rinvenire in acqua tiepida 100 gr. di uvetta, poi ho spezzettato 100 gr. di noci e le ho messe a soffriggere con 5 o 6 cucchiai di olio extravergine e una noce di strutto.
Appena si sono raffreddate le ho messe in una ciotola e ho unito l’uvetta, 40 gr. di nocciole spezzettate, 2 cucchiaini di semi d’anice, 1 cucchiaino raso di sale 3 pizzichi di pepe, 100 gr. di zucchero e la buccia grattata di 1 limone (che ho dimenticato…)

Non appena la pasta è raddoppiata di volume, l’ho lavorata con i “Santi”. C’è stato bisogno di aggiungere un po’ di farina, l’impasto era molto appiccicoso… comunque quanta ne bastava per avere un impasto mediamente consistente.
Ho preparato quattro panetti rotondi, e li ho messi sulla teglia coperta da carta forno. Li ho spennellati di uovo sbattuto, ho fatto un taglio a croce sulla superfice e ho lasciato che lievitassero per un’ora e un quarto circa.
Poi li ho messi in forno a 190/200° per circa 40′.



*Il Pan co’ Santi va gustato ben freddo, meglio se raffermo di qualche giorno e si unisce ad un fresco vinello non invecchiato. In certe località si usa servire pezzi di Pan co’ Santi leggermente arrostiti al fuoco con gli arrosti: se si prepara per questo scopo è bene zuccherare molto poco.

Nota: Il vino d’elezione per accompagnarlo era il Vin Santo nuovo insieme “all’assaggio” del vino dell’ultima vendemmia in prima svinatura ancora aspro e incompleto.
Il “sommelier”, quando abbiamo a che fare con un Pan co’ Santi molto piccante, ricco di pepe, consiglia di sposarlo con un vecchio Chianti Classico (un Cacchiano sarebbe l’ideale) o se di gana più dolce, meno piccante, con un Vin Santo verace d’un cinque anni prodotto alla vecchia maniera di gusto piuttosto morbido, ideale, per esempio, quello della Fattoria di Campomaggio (Gaiole).

* Da “La Cucina Toscana” di Giovanni Righi Parenti

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